
In tutto il mondo ci sono 450 milioni di utenti whatsapp e il 70% di essi è attivo ogni giorno. Questo social media conta oltre 1 miliardo di messaggi, 600 milioni di immagini, 200 milioni di messaggi vocali e ben 100 milioni di video al giorno! Pensate che l’Italia è uno dei paesi dove è più usato; prima in classifica c’è la Spagna, con il 74% degli utenti, seguita da Germania (61%) e Italia .

In questa marea di numeri, la quantità di emoji utilizzate è a dir poco incredibile, se pensiamo che in media ne mandiamo più di una per messaggio. Ecco perché la classe seconda (sezione D) ha provato a stabilire delle cifre attendibili: quali e quante emoji utilizziamo?
La classe stessa è stata la fonte dell’indagine: ognuno di noi ha contato le emoticon spedite e ricevute in un certo periodo di tempo (una settimana), e ha poi raccolto tutti i dati in un foglio di calcolo, esaminando la frequenza di ogni emoticon separatamente e raggruppando quelle che avevano una caratteristica comune (per esempio “le mani” oppure “i cuori”). Le frequenze sono state studiate e rappresentate attraverso un pittogramma.
La frequenza è direttamente proporzionale al raggio dell’emoji. Dopo aver disegnato ogni emoticon con le giuste proporzioni, queste sono state attaccate su un cartellone dal quale si può visibilmente capire quale sia l’emoji più usata (raggio 12 cm) e quella meno utilizzata (raggio pari a meno di 1 cm).

Analizzando ulteriormente i dati raccolti abbiamo anche smentito una “credenza”, secondo la quale i maschi utilizzerebbero un numero minore di emoticons. Infatti la frequenza di “cuori” mandata dai nostri compagni è di circa 2000 emoji! Forse questo è indice dell’esigenza di esprimere i propri sentimenti senza mettersi troppo in esposizione?

La faccina che muore dalle risate è indubbiamente la vincitrice in questa gara di frequenze. Sarà anche questo un segno? Magari siamo in continua ricerca di spensieratezza e allegria…
Per completare il progetto ci sono volute ore di lavoro e tanta pazienza, ma ogni attimo speso nel progetto è stato ricompensato nel risultato, perché ci ha dato anche la possibilità di riflettere su temi molto comuni a noi ragazzi.
I dati che abbiamo raccolto ci dicono quale sia l’importanza delle comunicazioni al giorno d’oggi. Ogni giorno mandiamo centinaia di messaggi, e non ce ne accorgiamo nemmeno.
L’invenzione delle emoticons è stata, da un certo punto di vista, un’idea geniale. I nostri messaggi ora ci apparirebbero vuoti senza neanche una faccina, senza alcuna emozione. Le emoji ci permettono di far capire all’altro quello che stiamo pensando o provando, e questo è necessario in una conversazione che non prevede comunicazioni vocali.

Ma siamo davvero sicuri che questo sia un bene?
Le nuove generazioni stanno sempre più riducendo le comunicazioni verbali: spesso ci capita di incontrare qualcuno che non ha la capacità di parlare con una persona senza uno smartphone nel mezzo. E non solo: ci dimentichiamo che esiste anche un confronto reale con l’altro; iniziamo a perdere la capacità di leggere le espressioni facciali, di intenderci con uno sguardo.
Forse è allora il caso di iniziare a dare un giusto peso ad ogni cosa, perché seppure è vero che una faccina mi aiuta in una conversazione, di certo non mi posso nascondere dietro ad un’emozione “digitale”.
Emanuela Volponi, 2D